Solo un terzo dei potenziali stranieri presenti sul Territorio Nazionale ha fatto domanda di regolarizzazione.
Un buco nel bilancio di previsione dello Stato che pensava di raccogliere circa 3 miliardi di euro dal condono su Colf, Badanti e Braccianti Agricoli clandestini. Statisticamente, l’85% delle domande di regolarizzazione ha riguardato Colf e Badanti, di cui un quarto circa solo in Lombardia.
I costi della sanatoria sui migranti
Cosa non ha funzionato nella Sanatoria sui migranti? Innanzitutto le procedure burocratiche e il vincolo che occorreva essere presenti in Italia prima del 8 marzo 2020, data di inizio lockdown. Poi i costi che sono la nota più dolente di tutta la procedura: 500 euro a carico del Datore di lavoro per ogni Lavoratore regolarizzato “a copertura degli oneri connessi alla procedura di emersione”. Oltre a 130,00 euro a carico del Lavoratore per il rinnovo del permesso di soggiorno scaduto.
Il Ministero del Lavoro, con decreto pubblicato in Gazzetta Ufficiale ha fissato gli importi in via forfettaria a titolo di retribuzione e contributi pregressi.
Si tratta di 300,00 euro per i Braccianti e 156,00 euro per Colf e Badanti. Circa un terzo della somma va al fisco e due terzi all’INPS, ciascuno per propria competenza.
Lo sfruttamento dei migranti
Nel settore agricolo, la Sanatoria ha sortito un effetto boomerang. I pochi braccianti che sono stati regolarizzati dai Datori di lavoro sono finiti nelle grinfie di caporali e sfruttatori che, a fronte dei costi di regolarizzazione, hanno chiesto di essere “ricompensati”. Migliaia di immigrati sono così stati ricattati con la promessa del lavoro regolare e la vendita di contratti di regolarizzazione fino a 8.000 euro. Le cose sono andate un po’ meglio fra Colf e Badanti, ma non nel settore dell’agricoltura.